Giorno 15/9/2022 – Quelli del Sì (non il sì avverbio, ma il Sì della Piaggio, la bicicletta motorizzata degli anni ’80)

Sono entrata tra le 9:20 il che significa che, con il ritardo accumulato ieri, l’orario di uscita è stimato intorno alle 18:30).

Ieri sono stata in ufficio fino alle ore 15:00. Poi ho preso un permesso perché avevo la visita oculistica che, come avevo immaginato, ha certificato che sto diventando una piccola talpa. Nulla di grave: un po’ l’età che avanza, un po’ le tante ore passate davanti al PC, un po’ i valori bassi di emoglobina e ferro che non riescono a compensare, insomma questo di tutto un po’ ha determinato un calo nella vista.

Porremo rimedio aggiungendo gradi agli occhiali da lettura e un altro paio di occhiali a quelli da lettura.

Per adesso farne uno unico non è possibile, stando al responso della Dottoressa.

Altre visite che mi mettono più in agitazione le avrò domani e speriamo che tutto proceda bene!

Su ieri essendo rimasta poco in ufficio non ho molto da raccontare: avrò intercettato forse 2/3 persone e non di persona personalmente ma nel senso che ne ho sentito la voce.

Una prima voce era di un tipo in cui in passato (mille mila anni fa) pensavo di aver trovato il principe azzurro: peccato che non era né azzurro e neppure principe. Un poverino, un essere privo di spessore caratteriale e umano, tendenzialmente narciso, assai bugiardo ma che mi ha intortato per bene. Insomma, uno di quei tipi che quando ti ridesti da un sonno profondo (e non grazie ad un bacio) stai lì incredula a dirti ‘ma come diamine ho fatto’.

Onestamente non vale neppure più la pena di parlarne. Fortunatamente (certo non senza fatica ma dopo aver pagato uno scotto pesante sia emotivo che professionale, perché si sa che, se si ha una relazione sul lavoro, chi ne paga poi le conseguenze – fino all’emarginazione – è sempre la donna, a dispetto di tutti i corsi sulla parità di genere e blah blah blah che ti fanno fare) con questa storia ho fatto pace ormai molto tempo fa. Tant’è che i nostri rapporti sono tanto cordiali che lasciano stupiti un po’ tutti quelli che, in qualche modo e a vario titolo, conoscevano il pregresso.

Non so cosa sia accaduto ma ad un certo punto dentro di me è come se fosse scattato un interruttore che mi ha fatto capire che dovevo pensare alla mia serenità e atteggiamenti tipo incontralo senza salutarlo e/o continuare a provare rancore, non me la garantivano.

Insomma, alla fine e neppure con grande fatica, sono stata io, la parte lesa, a tendere la mano (anche se senza toccarlo non si sa mai gli tornassero in mente strane idee) e questo mi ha fatto stare molto molto meglio.

…uno di quei tipi che quando ti ridesti da un sonno profondo (e non grazie ad un bacio) stai lì incredula a dirti “ma come diamine ho fatto”

Anzi adesso lo uso! Lo so, sembra brutto detto così ma è un po’ questo quello che faccio. Se mi serve qualcosa di pratico, tipo un aiuto per qualcosa che sia di lavoro o meno (magari un passaggio in motorino da qualche parte e/o la ricerca di un Sì Piaggio da acquistare) mi rivolgo a lui, gliene parlo. Anche se poi decido e me la cavo da sola.

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Giorno 13/9/2022 – Quella vecchia cassetta postale rossa (che speriamo non funzioni più) – E l’attesa prosegue!

Sono entrata alle 9:19 il che significa che, avendo questa settimana orari strettissimi, dovrò recuperare tutto il ritardo in ingresso… in uscita (orario di uscita quindi stimato intorno alle 17:54).

Nei giorni in cui sono stata in SW eventi bizzarri da raccontare non ce ne sono stati. Se non qualche divertente richiesta lavorativa a cui ho risposto salvo poi scoprire che qualcuno, che neppure conosco, sostiene che il processo per cui ho lavorato non funziona così. Il che è impossibile e non perché io sia il verbo, semplicemente perché è logico e si vedrà a consuntivo quando il costo/ascolto di molti prodotti sarà altamente fuorviante.

In altri tempi, per cose così, avrei ingaggiato una guerra, lanciato guanti di sfida e risolto la questione scendendo a ‘singolar tenzone’ con chiunque avessi avuto davanti. Ora come ora, tutto ciò mi scivola addosso come l’acqua sul piumaggio degli uccelli acquatici.

Domani anche dovrei essere in presenza: il condizionale presente – detto anche condizionale semplice … la grammatica mi è sempre piaciuta moltissimo! – è oramai il mio modo e tempo preferito.

Il condizionale semplice è rassicurante: il passato che sia remoto, prossimo, imperfetto o trapassato (sia all’ indicativo che al congiuntivo) è il tempo della memoria, alle volte del rimpianto e troppo spesso del dolore ancora ampiamente ‘presente’, il futuro non so neppure ancora bene cosa sia e visto il passato è per me, in questa fase, il tempo del terrore (a meno che per futuro non si intendano i prossimi 5 minuti ed anche in questo caso devo ammettere, in tutta onestà, che mi osservo intorno guardinga … possono succedere tante cose in 5 minuti e anche in meno di 5 minuti). Riesco a pensare solo al condizionale presente (sia in frasi subordinate che indipendenti) che, per quanto ci insegnino essere il modo/tempo del desiderio, del dubbio, delle opinioni, presunzioni o supposizioni, della possibilità, della gentilezza per fare una richiesta o dare un consiglio … è per me una forma rassicurante di espressione. Mi calma, rasserena, quasi mi conforta e rincuora.

È tutto un dovrei, farei, potrei … insomma è tutto un magari, forse, chissà, po’ esse (come si dice a Roma). Dicono che bisognerebbe vivere nel presente indicativo … io vivo nel presente condizionale e non ci sto tanto male.

Se alle volte mi guardo indietro, e ripenso a quando vivevo al presente e progettavo un po’ al futuro, mi prende un terrificante sconforto.

“… insomma è tutto un magari, forse, chissà, po’ esse …”

Ci fosse stata una, ma una sola cosa che sia andata per come l’avevo pensata, mi sarebbe bastato che ci si fosse avvicinata. Non ho mai preteso che le cose andassero esattamente come magari le avevo desiderate. Ma dal ‘non andare esattamente’ come io speravo ad ‘andare proprio in direzione opposta’ … ce ne vuole, cavolo se ce ne vuole.

Cioè se voglio andare a Nord non è che mi posso poi ritrovare a Sud, non sono preparata, non ho l’abbigliamento adatto etc etc. Magari se proprio non riesco ad andare a Nord che ne so, magari sarebbe gradito qualche grado a Nord-Est o Nord-Ovest. Invece no. Sempre così è andata: se punto a Nord vado a Sud, se punto a Sud vado a Nord, se punto ad Ovest mi ritrovo ad Est e se punto ad Est finisco ad Ovest … più ovviamente tutte le vie di mezzo che neppure avevo considerato in partenza. Come se ogni volta che guardo la mia bussola personale, improvvisamente i poli magnetici della Terra si scambiassero tra loro. La bussola impazzisce ed io finisco dove non volevo.

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Giorno 7/9/2022 – Il primo giorno dell’attesa! ( … e no … non di un bimbo!)

Sono entrata alle ore 9:09

Da oggi inizia l’attesa della chiamata da RUO. Che con tutti i casini che ha e che si crea da sola dubito arriverà a stretto giro e, qualora arrivasse, dubito che sarà risolutiva al primo incontro. A meno che non arrivi un diktat che me ne devo andare dove non posso stare e poi da lì vedremo come comportarci. La cosa fondamentale è lavorare e non rubare lo stipendio. E guarda un po’, pur senza collocazione, io sto lavorando! Pazzesco! I colleghi ancora spaesati e privi di punti di riferimento in questa nuova riorganizzazione dove al momento tutti parlano ma nessuno si prende la responsabilità di nulla, fanno riferimento a me ed io, se posso, li aiuto volentieri.
Così io lavoro (almeno fino a che mi diranno ‘tu questo non lo fai’) e non impazzisco e loro risolvono velocemente i problemi che hanno.
Quindi che non si dica che non lavoro: sto infatti usando la mia pausa pranzo per scrivere (sono le 13:44). E comunque io sono abbastanza multitasking e so gestire il mio tempo su più fronti parallelamente.
Per ora mi sta bene questa mini-autogestione.
Ci sta anche che io non sia il primo pensiero di RUO, visto che mi sembrano piuttosto spaesati anche lì.
Vedremo nei prossimi giorni, anche perché con l’alternanza presenza – SW, incontrarsi alle volte è un po’ laborioso.

In questi giorni sto venendo in ufficio in autobus per risparmiare i soldi del garage che, ante pandemia, avevo qui in zona, per risparmiare i soldi della benzina, per evitarmi lo stress della guida nel traffico cittadino e anche per camminare un po’ … almeno per il tragitto casa-fermata dell’autobus/fermata dell’autobus-ufficio/ufficio-fermata dell’autobus/fermata dell’autobus-casa.
Quella di venire in passato in ufficio in macchina non era una scelta dettata da pigrizia o snobismo ma soprattutto dalla libertà di avere comunque sempre l’auto a disposizione in caso papà avesse avuto bisogno, come infatti è successo. Adesso papà sta bene e non ha bisogno che io corra da lui fisicamente quindi sto provando a tornare alle vecchie abitudini scolastiche per quanto la presenza del covid e gli autobus pieni non mi lascino molto tranquilla. Speriamo bene.
In realtà avevo pensato di farmi una bicicletta elettrica ma, a parte la forma fisica questa sconosciuta, dovrei comunque avere a disposizione una doccia in ufficio.
L’altra idea che mi era venuta (oltre che un’idea è un desiderio che ho da tanti anni) è di acquistare un motorino, un Sì della Piaggio esattamente, in pratica la bicicletta motorizzata degli anni ’80. L’unico motorino che abbia mai portato e su cui risalirei. Ma ovviamente è fuori produzione e quindi avrei bisogno di un aiuto nella scelta (visto che non ne capisco nulla e la fregatura da sola la prendo sicuro) tra quelli usati e rimessi a posto che ancora si trovano.
Per ora la passeggiata in autobus è comunque piacevole: fa solo un po’ male quando passo di fronte a monumenti sui quali discutevo sempre con papà! Sento la sua voce che mi dice ‘Fre … allora come si chiama questa Chiesa? E questo ponte?’
Chissà se me lo immagino solo o davvero lui ancora mi fa di questi tranelli!
Detto ciò, la sveglia di stamattina è stata difficilissima e non per l’orario ma perché stanotte, non so cosa abbia avuto, ma la gattina di papà non mi ha fatto chiudere occhio neppure per le mie 4 solite misere ore (al momento non è che riesca a dormire molto di più)
Credo sia il fatto che per tutta la giornata di eri è rimasta a casa da sola e non è abituata. Lei è sempre stata con il suo papà in un’altra casa. Non è abituata a stare da sola. Forse ha sofferto di questo.
Vedremo stasera e poi comunque domani sarò in SW. Speriamo di darle un po’ di continuità e nuove abitudini in modo che non abbia timore di essere abbandonata! Gatta nera, gatta fiera!

Allora oggi ho riscosso grande successo. La mia popolarità sta aumentando a dismisura neppure fossi una influencer navigata. Sto ritornando agli antichi splendori!

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